Con queste immagini virate, Jenifher Barbuto (Vibo Valentia, 1994, iscritta all’Accademia di belle arti di Reggio Calabria) traccia le coordinate di un luogo irreale, sospeso tra visibile e invisibile. Lo fa attraverso figure appena decifrabili – una testa femminile e una mappa – per ricordarci come la conoscenza di noi stessi sia un percorso complesso, i cui sentieri restano a volte misteriosi.
Con queste immagini virate, Jenifher Barbuto (Vibo Valentia, 1994, iscritta all’Accademia di belle arti di Reggio Calabria) traccia le coordinate di un luogo irreale, sospeso tra visibile e invisibile. Lo fa attraverso figure appena decifrabili – una testa femminile e una mappa – per ricordarci come la conoscenza di noi stessi sia un percorso complesso, i cui sentieri restano a volte misteriosi.