Premio Cairo 2007
Nelle otto edizioni che hanno segnato la storia del Premio Cairo, la figurazione ha cambiato faccia, tecniche, anima. Negli studi degli artisti di tutta la penisola è cresciuta, si è arricchita e rigenerata dal ceppo comune della contaminazione. La pittura, nutrendosi di tutto ciò che gli altri linguaggi erano in grado di offrirle, ha raccolto temi, modi e suggestioni dal fumetto, dalla televisione, dalla pubblicità, da internet.
Ha spezzato i fili col passato per poi riannodarli, cercando nei maestri stimoli e suggerimenti per il rinnovamento. E se la fotografia ha incontrato il digitale, nei suoi contenuti ha recuperato i simboli provenienti dalle radici più antiche. Anche la scultura ha aperto all’ibridazione e si avvale spesso degli strumenti e dei codici linguistici dei nuovi media.
Le opere degli artisti selezionati dalla redazione di Arte per l’8° Premio Cairo sono lo specchio di questo fenomeno. Vania Comoretti privilegia le tecniche classiche e il racconto intimo del ritratto iperrealista, mentre Chiara Pirito ricorre alla tecnologia digitale per scovare lo straordinario di situazioni ordinarie. Con intenti, tecniche ed esiti diversi, Maddalena Ambrosio, Vanni Cuoghi e Fausto Gilberti attingono dalla cultura popolare del fumetto, dell’illustrazione e della pubblicità. Eric Serafini scava con pennellate vibranti nell’immediatezza di un’istantanea, mentre il teatro dei Fratelli Càlgaro sposa trash e surreale per frugare nelle paure inconsce.
Il paesaggio si arricchisce di nuovi registri che stimolano alla riflessione. C’è chi ricerca l’ambiente naturale per la sua funzione consolatoria o come specchio dell’anima (Claus Vittur, Andrea Mariconti) e chi invece ne svela ambiguità e stranezze (William Marc Zanghi). C’è chi descrive un ambiente urbano di degrado (Simone Bergantini) e chi riflette sul rapporto con luoghi sempre più artificiali (Gian Paolo Tomasi). C’è chi inscena un dialogo tra uomo e natura (Davide Rivalta), chi si rifugia nella dimensione onirica (Francesco Sena) e chi in scenari fantascientifici (Daniele Girardi). Spazi architettonici di forte suggestione sono indagati con una pittura espressionista (Tommaso Ottieri) e col rigore della fotografia (Carlo Valsecchi). Carla Mattii inventa nuove, raffinatissime specie botaniche, Giuseppe Restano esalta geometrie e sinuosità delle piante, Francesco Pignatelli isola un frammento di natura giocando sulla sua valenza simbolica.
Approcci e consapevolezze comuni che danno forza e continuità a un percorso di una generazione di artisti cresciuta con la vocazione al racconto intimo e alla figurazione.