Premio Cairo 2003
La giovane figurazione italiana ha sfondato. Con tutta probabilità si è trattato di una porta aperta, visto che i due artisti più ammirati e riletti dalle ultime generazioni sono maestri del ritratto e del paesaggio come Katz e Richter, visto che la propensione verso la pittura di genere è parte integrante del Dna del nostro paese. Ma comunque non è stato facile.
Per anni, affascinati dagli effetti speciali delle nuove tecnologie, rapiti dagli intellettualismi del concettuale, molti tra i nostri addetti ai lavori, soprattutto curatori e direttori di museo, hanno di fatto ignorato la figurazione, concedendole solo piccoli spazi nelle esposizioni. Mentre molte manifestazioni di respiro internazionale dimostravano notevole disponibilità per i maghi dell’immagine, riuscendo a puntare per tempo su talenti come John Currin, Neo Rauch, Lysa Yuskavage, Jenny Saville e Peter Doig, da noi non si mostrava altrettanto interesse per le speranze della ricerca figurativa italiana. E questo nonostante gli esempi e le lezioni di Carlo Maria Mariani, Aldo Mondino, Francesco Clemente, Gian Marco Montesano e Omar Galliani avessero già aperto strade diverse, dall’iperrealismo allo stile illustrativo, e dato vita a vere e proprie scuole.
Per fortuna, di recente il mercato ha pronunciato un giudizio netto che ha costretto a ripensare scelte e valutazioni. Così alla figurazione italiana degli ultimi anni si sono spalancate opportunità prima negate. Ha trovato spazio nel Padiglione Italia della Biennale veneziana, nei musei d’oltreoceano, nelle sale espositive della collezione Panza di Biumo. Dopo che il lavoro dei vari Manzelli, Pignatelli, Di Piazza, Berti, Guida, La Rocca, Galegati, Frangi, Castelli, Bazan, Cuoghi & Corsello, Pancrazzi e via discorrendo è stato promosso in lungo e in largo per la penisola, è diventato naturale dare continuità alla tendenza, individuando le giovani leve capaci di portare idee e novità e di assicurare ulteriori successi.
Il Premio Cairo Communication, che in precedenza aveva puntato i riflettori sui nomi vincenti della pittura made in Italy, quest’anno ha voluto scovare artisti meno noti su cui scommettere per il futuro. Da lanciare e poi affidare alle cure di critici e galleristi. Con l’aiuto dei lettori di Arte ne ha scelti venti. A loro ha chiesto di dare un respiro diverso all’immagine, dipinta, scolpita o fotografata, per unire in una sintesi non scontata, fresca, la tradizione novecentesca della pittura italiana con le ultime frontiere del glamour, della pubblicità, dell’illustrazione, del fumetto.
Tra opere dalle inquietudini neoespressioniste, riletture del nudo classico e ritrattistica intimista da una parte, tagli di gusto cinematografico, visioni fantascientifiche e citazioni della visione tecnologica dall’altra, sembra che il fine possa dirsi raggiunto.