Premio Cairo 2005
Se non si trattasse d’arte contemporanea, si potrebbe parlare d’evoluzione della specie. Lenta forse, ma inesorabile. Con quest’ultima edizione del Premio Cairo la figurazione italiana cambia, cerca nuove soluzioni, intreccia relazioni diverse e inaspettate. Le ultime leve non solo tagliano definitivamente il cordone ombelicale che legava la ricerca attuale al Novecento e ai temi del dopoguerra, ma addirittura sembrano rinnegare ogni parentela perfino con le generazioni dei Luca Pignatelli, dei Federico Guida, degli Andrea Chiesi, tanto per citare i vincitori di alcune edizioni del passato. I protagonisti dell’appuntamento 2005 hanno padri e fratelli spirituali tra i guru della grafica pubblicitaria, vantano il piglio dei registi dei videoclip, danno l’occhio all’evoluzione del gusto e del design mentre si appropriano della comicità surreale oggi nuovamente in voga. Insomma, portano un vento nuovo nel mondo della pittura, della scultura e del video guardando altrove, trovando lontano spunti e riferimenti. Tenuto conto che, per la prima volta, quest’anno i partecipanti al Premio sono stati scelti dai lettori di Arte in una rosa preselezionata da dieci maestri già affermati, l’evento può valere come un imprimatur. Studio Azzurro e Salvo, Montesano e Zorio, ovvero esponenti storici di punta della figurazione, della fotografia e dell’arte povera, hanno visto in Armenia, Arruzzo, D’Amaro, Ehrenfeld, Galliani, Laboratorio Saccardi, Pasini, Piovaccari, Ricci e Zamboni i possibili eredi. Quelli capaci di dimenticare davvero la loro lezione.