tre elementi, rame elettrodepositato, cm 30x12x21 ciascuno.
Con Teste (Trevis Maponos), la scultura in concorso, Namsal Siedlecki raggiunge una sottile sintesi tra riti contemporanei e segreti millenari, donando una nuova dimensione espressiva e concettuale ad alcuni ex voto gallo-romani. Nella visione dell’artista, le figure votive lasciate nelle aree sacre dei templi antichi sono in qualche modo comparabili alle monetine lanciate nella Fontana di Trevi a Roma: entrambi hanno a che fare con gesti rituali ed espressioni di buon auspicio. Per queste ragioni, nel processo di galvanizzazione utilizzato nella realizzazione dell’opera, Siedlecki ha sfruttato proprio quelle monete che, per varie ragioni, non possono essere convertite ad altro uso. Le tre sculture richiamano formalmente le linee morbide di Henry Moore e, sebbene appartengano a una dimensione atemporale, mantengono un legame inscindibile con il presente, rimanendo sempre parte attiva di un processo in continua trasformazione: l’ossidazione del rame, infatti, sfugge al controllo dell’artista. Il contatto del metallo con l’ossigeno dell’aria produce così diverse reazioni fisiche, alterando dinamicamente l’aspetto di ciascuna delle tre teste. Quasi fossero desideri bloccati in un limbo, in attesa di avverarsi. Irene Sofia Comi
Con Teste (Trevis Maponos), la scultura in concorso, Namsal Siedlecki raggiunge una sottile sintesi tra riti contemporanei e segreti millenari, donando una nuova dimensione espressiva e concettuale ad alcuni ex voto gallo-romani. Nella visione dell’artista, le figure votive lasciate nelle aree sacre dei templi antichi sono in qualche modo comparabili alle monetine lanciate nella Fontana di Trevi a Roma: entrambi hanno a che fare con gesti rituali ed espressioni di buon auspicio. Per queste ragioni, nel processo di galvanizzazione utilizzato nella realizzazione dell’opera, Siedlecki ha sfruttato proprio quelle monete che, per varie ragioni, non possono essere convertite ad altro uso. Le tre sculture richiamano formalmente le linee morbide di Henry Moore e, sebbene appartengano a una dimensione atemporale, mantengono un legame inscindibile con il presente, rimanendo sempre parte attiva di un processo in continua trasformazione: l’ossidazione del rame, infatti, sfugge al controllo dell’artista. Il contatto del metallo con l’ossigeno dell’aria produce così diverse reazioni fisiche, alterando dinamicamente l’aspetto di ciascuna delle tre teste. Quasi fossero desideri bloccati in un limbo, in attesa di avverarsi. Irene Sofia Comi