2023

Nadia Riotto

Un’opera che nel titolo invita all’abbandono e alla fiducia nel destino, ma anche una conferma dell’interesse che oggi c’è intorno alla Fiber art. Trentunenne di Taureana (Reggio Calabria), l’artista ha scelto nylon e poliestere per mimare nel colore la levigata compattezza del marmo, mentre la postura e l’incompletezza della figura rimandano ai ritrovamenti di reperti archeologici.

Stefano Zaratin

Di formazione scientifica, l’artista (Mestre, 1962) ha convinto per l’intrigante doppio cortocircuito: da un lato la contrapposizione tra un materiale naturale, il legno, e le bottiglie di plastica; dall’altro l’enfasi su come i colori del mare vestano, paradossalmente, uno dei materiali più difficili da smaltire

Alessandro Sepe

Un’immagine dura, perturbante, che scatena associazioni mentali ai fatti di cronaca e in particolare alla violenza di genere. La costrizione del soggetto, tuttavia, ha qui un valore metaforico e l’opera è parte di una serie nata con la pandemia. Sono l’isolamento, il distanziamento e l’immobilità di quei tempi a parlare attraverso le corde che bloccano il soggetto. Soggetto che Sepe (nato nel 1985 a Pomigliano d’Arco) ha voluto privare dello sguardo perché fosse ancora più tragicamente solo.

Chiara Marchesi

La riflessione di Chiara Marchesi (Lodi, 1996) sulla fragilità umana la porta a un racconto metaforico in cui l’alisso, pianta dalle infiorescenze corpose, prende la forma di un sinuoso anello di marmo. Interessante il contrasto dei materiali, con la foglia d’oro scultura, che simboleggia la bellezza interiore e ciò che realmente conta.

Simone Talpa

Nato nel 1995 a Napoli, Simone Talpa si è fatto le ossa sul restauro e intanto studia all’Accademia di Belle Arti, dopo aver abbandonato per un infortunio una promettente carriera di calciatore (affiancata sempre, però, allo studio dell’arte). L’opera che ha conquistato la giuria nasce dal desiderio di mettersi alla prova su un tema classico – il ritratto femminile – contaminandolo però con una scelta originale dei materiali e una raffinata e rarefatta vocazione astratta.

Maurizio Forcella

Tutto nasce grazie a un video girato a un matrimonio. L’artista (trentasettenne della provincia di Teramo) resta colpito dai frame cosiddetti “sbagliati” e coglie l’incanto degli occhi chiusi, enfatizzato, qui, dalla scelta di soggetti femminili di una bellezza diversa dai canoni che la moda ci impone e reso onirico dalle luci e dai colori ottenuti con l’espediente della sovrapittura digitale.

Margherita Corinti

È figlia delle riflessioni sulla pandemia del 2020-2021 e sul bisogno di riallacciare il rapporto con la natura questa maschera che ci illude di trasformarci in una pianta di passiflora. L’artista, venticinquenne originaria della provincia di Parma,
ci indica dunque una strada
originale per recuperare
un habitat ferito: indossare
il nostro essere natura.

Teo Martino

Trentatré anni, torinese, Teo Martino ha scelto un soggetto ultracontemporaneo per una riflessione sugli oggetti che ci stanno modificando la vita. La giuria ha apprezzato il cortocircuito tra la modernità dell’oggetto e la scelta di un materiale antico come il marmo e la lavorazione impeccabile, segno di vera padronanza dei mezzi.

Andrea Ceddia

La figurazione fresca, veloce, vagamente deformata, in linea con le tendenze nordeuropee più interessanti – ma non lontana dalla nostra Transavanguardia – e il colorismo vivido sono stati la chiave della vittoria di questo ventiseienne originario di Nettuno (Roma). Curiosa anche la narrazione PITTURA Andrea Ceddia, gestuale e figurativo TARGA D’ORO sottotraccia, con il fico d’India che diventa metafora di una perdita – quella della nonna dell’artista – ma anche, graficamente, corpo metamorfico delle figure in secondo piano.

Premio Cairo 2023

La 22° edizione si è tenuta al Museo della Permanente a Milano. Venti giovani promesse hanno esposto le loro opere in una mostra imperdibile.. La giuria, composta da critici d’arte e direttori di museo ha premiato la giovane artista Giuliana Rosso che si aggiudica la 22ª edizione del Premio Cairo con l’opera inedita Stiamo bene negli acquitrini