Sposami ancora
Sposami ancora
La vita media dei matrimoni si sta accorciando. Migliaia di uomini e donne si ritrovano ogni giorno a raccogliere i cocci della propria relazione, con la prospettiva di ricominciare da zero. E spesso, tra quei cocci, ci sono figli ancora piccoli, che richiederebbero l’affetto e la presenza costante di entrambi i genitori: una situazione comune, ma non per questo meno difficile, talvolta drammatica, che sta mettendo alla prova soprattutto gli uomini. Sempre più in cerca di emozioni forti, sedotti da un’eterna adolescenza e resi insicuri dalla crescente forza delle donne, sono i primi a risentire delle difficoltà di una separazione. In un mondo in cui i vecchi modelli maschili e femminili non valgono più, gli uomini procedono navigando a vista in una costante confusione di ruoli. Non c’è da stupirsi, dunque, se mai come ora le relazioni tra i sessi si sono fatte molto complicate. Smarriti e vulnerabili, tanti padri separati si trovano a combattere una battaglia senza quartiere, tra mille ostacoli economici e psicologici, per vedere riconosciute le proprie istanze di paternità. Sono loro i nuovi poveri dei giorni nostri, spesso spinti in una condizione di autentica indigenza dall’obbligo di farsi carico dei bisogni della propria ex famiglia, ma allo stesso tempo privati della gioia di accompagnare, giorno per giorno, la crescita dei figli. Quanti padri ancora non riescono a vedere regolarmente i loro bambini, affidati di preferenza alle madri? E quali ostacoli si trovano ad affrontare, nella necessità di pagare un doppio affitto, per la casa di famiglia e la propria, oltre al mantenimento della prole, in questi tempi di crisi? Molto si è fatto con la nuova legge che ha introdotto l’affidamento condiviso, ma ancora oggi in Italia i diritti dei coniugi separati non sono uguali per tutti. Se quindi la giurisprudenza fornisce numerose risposte, rimangono ancora molte questioni aperte. Tra le pieghe di tante sentenze, si celano storie di vita sofferta, che parlano di sentimenti spezzati. Oltre il linguaggio del diritto, resta quello dell’amore, cui vale la pena ripensare. Ora più che mai.