Memorie dalla clandestinità
Memorie dalla clandestinità
È il 1981: alla casa editrice Savelli arriva un dattiloscritto. Un centinaio di pagine, un racconto serrato, un pugno nello stomaco. L’autore, che si firmava Giorgio ma la cui identità è rimasta sconosciuta, è un ragazzo della media borghesia milanese. Sembrerebbe come tutti gli altri, ha amici e ragazza, va alle manifestazioni, ma da tempo sotto la giacca nasconde una pistola. Poi il salto, la clandestinità, Prima Linea. Il ragazzo si trasforma in «travet» del terrore: appostamenti, pedinamenti, la ricerca di covi per nascondersi. Nell’attesa dell’atto risolutivo, dell’azione, dell’attentato. Il libro fu un caso editoriale. E oggi, a trent’anni dagli «anni di piombo», queste memorie anonime hanno ancora qualche cosa da dirci.