La pelle di Napoli
La pelle di Napoli
Napoli, nonostante la sfacciata fama, si nasconde. Sempre lazzara e aristocratica, comunque più nobile che misera, mostra le ferite e le bellezze come un doppio emblema, ma si tiene stretta la natura più intima. Per scoprirla bisogna sollevare il velo degli stereotipi e usare lo strumento migliore per conoscerla: i piedi. Camminare.
Napoli è la meta ideale dei flâneur e questo libro è una lunga, emozionante esplorazione nella città delle cartoline e delle leggende nere, dove la camorra e i tabernacoli, lo sberleffo e la passione, il degrado e il sogno si mescolano senza pudore.
Cupole barocche e fondaci levantini, Caravaggio e street food. Gli imprevedibili giardini della grigia via Foria e un diavolo dipinto sulla pancia di una donna a Mergellina. Gli ultimi contadini urbani che alla salita dello Scudillo si ostinano a coltivare cavoli e arance, e gli scantinati delle torri aragonesi dove di sera si danno feste reggae. Poi ci sono i Quartieri Spagnoli dove il lavoro è diventato più nero di ieri, le caverne della Sanità dove si fabbricano oscene sculture apotropaiche, i barboni che leggono Freud e i fresellari del Borgo Sant’Antonio. Sotto la pelle di Napoli si scopre che il sorriso di Giuseppe Marotta si intreccia e convive con i furori di Curzio Malaparte e, dietro ogni angolo, l’arte ti colpisce come una carezza violenta. Solo alzando lo sguardo, dove c’è quel dettaglio sulle mura di un antico palazzo che mostra sconciamente le sue venature di tufo mangiato dal tempo e dall’ombra.