Dizionario dei giochi perduti
Dizionario dei giochi perduti
Noi siamo quello che… giochiamo. Gli oggetti con cui abbiamo passato il tempo da bambini, le filastrocche su cui abbiamo saltato, le regole con cui abbiamo corso, in qualche modo ci definiscono ma, sicuramente, ci raccontano. I passatempi dei bambini degli anni passati, che disponevano di tempi e spazi liberi, di pochi giocattoli veri e propri e tanta fantasia, sembrano portare molto lontano nel tempo, di generazione in generazione, tra colline e ruscelli, in un panorama attraversato da strade senza traffico, punteggiato da case e cascine dove ancora esistevano solai aperti, colmi di ogni meraviglia. Così, bastava un guscio di noce e un pezzo di carta per partire per mare; un filo sottile da passare tra le dita, disegnando un caleidoscopio di figure geometriche, per passare le ore; un po’ di sabbia e un sacchetto di biglie multicolore per organizzare infinite gare su circuiti studiati a lungo (e la costruzione della mitica pista perfetta diventava un vero e proprio gioco di per sé). Ma ogni tessera di ricordo si apre, come una di quelle bambole di legno russe che all’interno ne contengono una più piccola e diversa, a comporre un vero e proprio racconto di come eravamo, quando le cose non si buttavano quasi mai, ma sia aggiustavano (quasi sempre). Quando sprecare era un vero e proprio crimine, ed eco stava per economico: anche se, alla fine, tutto era decisamente più eco-logico e, in qualche modo, più giusto.