Il sangue dei rossi
Il sangue dei rossi
Forse in nessun’altra epoca i giovani sono stati protagonisti come in quella nata con la protesta nelle università americane nella prima metà degli anni Sessanta, sfociata poi nel mitico ’68. Una contestazione destinata a contagiare tutto il pianeta, Europa compresa, come un virus euforizzante di cui non si conosce antidoto. Poi arrivano i Settanta, che nel mondo occidentale significano rotture esplosive, fermenti politici, lotte e grandi ideali collettivi, ma anche nuova musica, nuova letteratura, nuovo cinema, liberazione sessuale, pacifismo e femminismo, grandi scioperi e rivolte operaie, concerti rock di massa e turbolenze studentesche sempre in agguato. I Settanta che segnano un confine indelebile tra un prima e un dopo. I giovani sono ovunque: nelle strade e negli stadi, nelle accademie occupate e nelle piazze urlanti. Arrabbiati, determinati, spesso incoscienti, magari anche ingenui, talvolta velleitari, ma soprattutto felici di esserci, di esprimersi, di contare. Dall’America all’Europa quel decennio è finito da un pezzo, con il suo bilancio di vittorie e sconfitte, metabolizzato, diventato, com’è giusto, passato. Non in Italia, dove gli anni Settanta sono ancora una ferita pulsante, un eterno presente carico di troppi misteri, troppi morti. Morti giovanissimi. Una meglio gioventù soffocata nel sangue dal «fuoco amico» dello Stato, da una coltellata vibrata dai fascisti per vendetta, oppure dalla mafia che ne teme il coraggio e la capacità di denuncia. Fra i tanti ragazzi che avranno per sempre diciotto, venti, venticinque anni, inchiodati in un giorno di ordinaria follia, Peppino Impastato è forse il più noto, morto lo stesso giorno di Aldo Moro, insieme alla Prima Repubblica. Eppure, anche le vite di tanti altri giovani morti di politica sono state appassionate e appassionanti: «rossi» ammazzati in un decennio tragico e balordo sul fronte della violenza, che rischiano di essere ingoiati dall’oblio. Per l’autore ricostruire la vicenda umana e politica di questi ventidue ragazzi, raccogliendo testimonianze in tutta Italia, ha significato ripercorrere un pezzo di storia ancora oscuro di questo Paese. Farli rivivere nel ricordo di quanti li hanno conosciuti e amati. Di quanti, in molti casi, a oltre tre decenni di distanza, aspettano ancora una parola se non di verità, di giustizia.