L’ultimo ballerino di Mao
L’ultimo ballerino di Mao
C’era una volta un bambino, nato in un minuscolo villaggio della Cina da una famiglia poverissima. Sesto di sette fratelli, è destinato a una vita di stenti su un fazzoletto di terra poco redditizio. Un giorno, a scuola, mentre guarda gli uccellini fuori anziché recitare le parole del Libretto rosso, si presentano alcuni importanti signori, incaricati di scegliere gli studenti da inserire nell’Accademia di danza di Pechino che la moglie di Mao vuole restituire agli antichi fasti. Li Cunxin, così si chiama il bambino, non sa neppure esattamente dove sia Pechino, né ha mai visto un balletto in vita sua. Inoltre è magrolino e scuro di carnagione, ma viene ugualmente scelto. Così abbandona il suo villaggio, i genitori, i fratelli e gli amici. Siamo in piena Rivoluzione culturale e quello che lo aspetta non è meno duro di ciò che lascia: la nuova vita significherà una lancinante nostalgia, rigore e impegno incessanti, gli anni della formazione alla danza sono addirittura crudeli. Finché l’opportunità di andare negli Stati Uniti imprime la seconda svolta alla sua vita, gli fa toccare una libertà e un benessere mai immaginati prima. Da lì la decisione di non tornare, pur nella consapevolezza che il governo cinese non gli permetterà di rivedere i suoi cari. Decisione a cui segue una bufera mediatica e un incidente diplomatico che vedrà coinvolti l’Fbi e l’allora vicepresidente George Bush Sr. Ora l’Occidente è la nuova patria di Cunxin, la Houston Ballet Academy la sua nuova casa. Ed ecco che un infortunio al primo ballerino imprime la terza svolta alla sua vita: chiamato a sostituirlo, Cunxin incanta il pubblico, che lo consacrerà nuova étoile della danza classica. Dopo aver calcato per vent’anni i palcoscenici più illustri, Li Cunxin ha deciso di raccontare con semplicità, passione e humour la sua storia. Una storia di incredibili traversie, di coraggio, talento e un pizzico di fortuna. Un libro che ha commosso il mondo.