In Birmania
In Birmania
Destinazione Birmania: sembra questa l’ultima chance di successo per César, insoddisfatto redattore di un giornale francese. Una disastrosa vacanza e la brusca conclusione di quella che sembrava una lunga e rassicurante storia sentimentale mettono in moto un’inaspettata voglia di rivalsa, sotto forma di un biglietto aereo per Rangoon e di un obiettivo ambizioso, uno scoop da grande giornalista: realizzare l’intervista al maggior trafficante di droga di tutti i tempi. Nessun aggancio, nessuna pista, solo un visto turistico e, sul sedile accanto in aereo, un militare in uniforme e occhiali neri, biglietto da visita di un paese devastato dalla dittatura e dal terrore. La Birmania accoglie César con il suo doppio volto: quello dell’esplosione di una bomba nel centro della capitale e quello delle sensuali donne dai lunghi capelli neri che si offrono a ogni angolo delle strade e dei locali. Un doppio volto che sembrano avere anche tutti quegli occidentali che della Birmania hanno fatto la loro seconda patria, idealisti che lottano per i diritti della popolazione e allo stesso tempo non resistono al canto delle sirene fasciate nei loro colorati longyi. Ma la fortuna sembra proprio aver girato, per César, nel momento in cui incontra Julie, bionda e tenace medico dal fascino a volte malinconico e dall’appassionata determinazione. Julie accompagna César al centro non solo del suo cuore ma anche del paese, mettendolo sulle tracce di una figura mitica della ribellione politica birmana: Wei-wei, la donna-tigre che guida l’opposizione dalla giungla asiatica facendo sentire solo la sua voce attraverso la radio. E così, tra le popolazioni del Triangolo d’oro e la corrotta gioventù della capitale, tra militari cinici e monaci buddhisti sottomessi, tra paesaggi incantati e le mille contraddizioni del sud-est asiatico, la sfida di César si gioca non tanto sul piano professionale quanto su quello, ben più importante, della ricerca della verità.