Una persona perbene
Una persona perbene
Giovanni Angioli è un avvocato con una carriera avviata, un matrimonio alle spalle, una nuova compagna. La sua vita si divide tra le aule di tribunale e le occasioni mondane della Livorno che conta, in una quotidianità fatta più che di amici, di persone che è giusto frequentare. Poi una sera, tornando a casa dallo studio, viene arrestato. Così, per strada, come un latitante pericoloso. Tentativo di concussione in concorso: questa l’accusa. Giovanni sa bene che cosa significano quelle cinque parole, eppure non gli sembra possibile che abbiano a che fare con lui. Trasferito nel carcere cittadino, piomba all’improvviso nella condizione di uomo senza diritti, sottoposto all’arbitrio delle guardie, circondato da un’umanità dolente che, come lui, rivendica, a torto o a ragione, la propria innocenza. La stessa condizione di coloro che per anni ha difeso con la toga sulle spalle. In cella Giovanni conosce Kempes, gigante col sorriso da bambino, delinquente di piccolo calibro ed ex promessa del calcio, che lo aiuta a muoversi in quell’inferno, gli insegna a sorridere tra le lacrime. E quando si ritrovano liberi, l’avvocato dopo un mese, il pluripregiudicato dopo cinque anni, quella strana amicizia si riaccende con forza inaspettata. Dall’abisso sociale che li separa, i due riprendono da dove si erano interrotti. Solo che adesso Kempes vuole una vita senza crimine. E Giovanni, una vita senza ipocrisia. Uno vuole diventare un uomo perbene, o forse lo è già. L’altro non sa più se vuole far parte della categoria. Ma si può combattere un destino che sembra già scritto? Esiste davvero per tutti una seconda possibilità?