Storie di insospettabili giardinieri
Storie di insospettabili giardinieri
Libro vincitore del Premio FiordiBarocco 2009A Down House, nel Kent, mentre osserva che «tutta la Natura è in guerra», Charles Darwin coltiva piselli, orchidee e rampicanti. Robert Louis Stevenson, a Samoa, quando non scrive disbosca le sue terre e strappa erbacce velenose. Nelson Mandela, nel carcere di massima sicurezza di Pollsmoor, coltiva frutta e verdura in fusti di metallo. Joséphine de Beauharnais, alla Malmaison, crea la più grande collezione botanica di Francia. Catherine Deneuve non vuole che venga fotografato il suo giardino perché è un pezzo della sua anima. Il sultano dell’Oman sta facendo sorgere il più grande orto botanico del Medio Oriente, mentre in Calabria i rabbini vanno a caccia del cedro perfetto. Derek Jarman, che crea il suo leggendario spazio verde fra i sassi mentre sta morendo di Aids, vede il giardino come inferno e paradiso, Getsemani e Eden. Hermann Hesse inizia a seminare e piantare durante l’infanzia, a Stetten, in un istituto per bambini ritardati o epilettici, mentre durante la Seconda guerra mondiale, nei ghetti, gli orti significano la sopravvivenza.Da Thomas Jefferson a Sting, da Emily Dickinson al Dalai Lama, da Karen Blixen a Walt Disney: sono trenta i ritratti che si susseguono in queste pagine, uomini e donne che attraversano epoche, arti e mestieri ma condividono la divorante passione per il giardinaggio. Vi cercano consolazione, sfogo fisico, la possibilità di mondi immaginari. Sono i solitari a esserne preda, i riflessivi ma anche gli uomini d’azione, in ogni caso menti dalla fertile immaginazione. Perché, come ha fatto incidere su una pietra del suo giardino lo scrittore per bambini Roald Dahl, chi non crede nella magia non la troverà mai. Gli spazi all’aria aperta attraggono persone che amano le sorprese e l’imprevisto, gente di terra che deve mettere in conto le sconfitte, che non può perdersi d’animo. Umili visionari sono i giardinieri, e le loro storie escono quasi sempre dal seminato.