Il diadema di pietra
Il diadema di pietra
Non c’è pace per il maresciallo Saverio Bonanno. Neanche quando si mette in ghingheri e decide di dedicarsi alle faccende di cuore può dimenticarsi di essere carabiniere. Perché la signora Agatina Piditella in Ficalora ha deciso di guastargli la festa, scaricando una pistola contro il marito, accidentalmente. Proprio la sera che un romantico velo di neve è sceso su Villabosco, la sera che lui vuole trascorrere con la dolce Rosalia. È strana la dinamica dell’incidente, com’è strano il comportamento della Piditella. A Bonanno non piacciono le persone arroganti, men che meno quando hanno i santi in paradiso, e se il suo fiuto gli suggerisce che c’è del marcio va a muso duro. Contro tutto e tutti. Tanto più che per pudore o coda di paglia la «vittima», il professor Ficalora, tiene bordone dal letto d’ospedale alla gelida consorte. Quando i suoi peggiori presentimenti si avverano, Bonanno non si stupisce, come non si stupisce che il colonnello decida di togliergli il caso affidandolo al più diplomatico collega-rivale Marcelli. Il sanguigno maresciallo comunque non abbandona la sua indagine parallela, soprattutto perché è in gioco il buon nome dell’Arma, con quella pistola, persa dall’appuntato Vitellaro, che spara e uccide. Ma in una terra che brucia di passione come la Sicilia, non basta una coltre di neve a coprire le trame del male. Lo sa bene Bonanno, che sulle diaboliche macchinazioni altrui perde il sonno e il leggendario appetito. Lo sa anche Mishna, un ragazzino kossovaro approdato sull’isola in fuga da una guerra che l’ha fatto crescere troppo in fretta. A dodici anni ha già perso la famiglia, la capacità di piangere, tutto. Gli rimane solo la sua vendetta. Che compirà, incrociando inconsapevolmente il cammino del maresciallo di Villabosco. Torna con un’altra indagine Saverio Bonanno, il carabiniere brusco nei modi e morbido nel cuore, che ama l’oroscopo e la buona tavola. E una storia tutta siciliana di sotterfugi, omertà, amore, onore e morte, che si intreccia col dramma di una terra ferita dove per morire non serve una ragione.