Il canto dell’upupa
Il canto dell’upupa
A Saverio Bonanno, maresciallo dell’Arma, da un po’ di tempo l’oroscopo dice male. Come quella tosse catramosa che gli squassa il petto e il fatto che la sua dieta non contempli le brioche. Poi c’è l’immagine di quel povero cristo trovato con il cranio spaccato e gli occhi al cielo che non lo fa dormire. Eppure a Villabosco, paese nella Sicilia più profonda, ai morti ammazzati ci hanno fatto il callo. Un uomo buono e semplice, dicono del morto. Voleva bene ai bambini, sussurrano. Bonanno ascolta, osserva, fiuta, e il marcio comincia ad affiorare. Un orco di nome Salomone inonda la Rete di farneticanti messaggi. Un pappone viene pestato a sangue per una tratta di prostitute. E mentre le indagini volano, si sfaldano e si ricompongono, saltano fuori nomi eccellenti, gente importante, intoccabile. La posta in gioco è alta: Bonanno chiama a raccolta i suoi e un dolore lo prende alle tempie. Lui è fatto così, troppo sensibile per essere uno sbirro. Ma gli eventi lo risucchieranno negli abissi più turpi, dove i colpevoli trascinano chi colpe non ne ha. Un gigante minaccioso allunga la sua ombra sugli innocenti e lancia la sua sfida scandalosa. Bonanno vacilla. Ma poi riacquista forze e riprende. Indizio dopo indizio verso l’epilogo finale, tanto amaro quanto sorprendente. Una storia cruda per il suo realismo, ma scritta dalla parte dei bambini. Una nuova serie poliziesca e un nuovo protagonista siciliano a cui il lettore non potrà non affezionarsi.