Gli anni nascosti
Gli anni nascosti
La chiamano Guerra Fredda. Nel senso di sostanzialmente incruenta, giusto? Sbagliato. Nessuna guerra è mai incruenta, e certamente nessuna guerra è mai fredda. Il fronte più torrido? Ma il nostro, è chiaro: l’Italia, il Belpaese, eterno crocevia di intrighi e inganni, cospirazioni e complotti. Luogo ameno dove uno dei più illustri e stimati padri della Repubblica è un agente «sotto copertura profonda» della Stasi, famoso e fami gerato servizio segreto della Germania Est. Dove il capo di Stato maggiore prepara un brutale contro-golpe nel nome, nessun dubbio in merito, di pace/libertà/democrazia ecc. Dove un eclettico colonnello della sanguinaria dittatura argentina fa da consulente sul campo per le forze volte alla salvaguardia della «civiltà occidentale» (o qualsivoglia imitazione della medesima). Dove un patriottico alto uffi ciale del Sismi agisce dall’ombra come un deus ex-machina dagli inferi. Al nucleo del vortice, il Dossier Ksenofont, fantomatico e letale, che può scatenare una potenza tellurica inimmaginabile, che non deve cadere nelle mani sbagliate. Al cuore del labirinto, il potere assoluto, oscuro oggetto del desiderio che fatalmente «logora chi non ce l’ha». Ma quando dalle scatole cinesi si passa al teatro delle ombre, quando i cupi nemici del passato diventano gli ambigui alleati del presente, quando i convenienti assassini di ieri assurgono a immarcescibili dominatori di domani, ecco che il tessuto stesso del reale si distorce, si altera, si annienta. Il risultato fi nale? Un cinico Moloch della realtà mistifi cata. E della società demolita. Da un autore destinato a diventare di culto, un thriller che è un viaggio corrosivo e iconoclasta tra servizi premeditatamente deviati e politica cinicamente artefatta, tra terrorismo di maniera concepito a tavolino e menzogne metafisiche allestite alla fotocopiatrice. Un thriller politico destinato a fare epoca. La nostra epoca, e non solo.