Casi freddi
Casi freddi
Massimo Picozzi, Alberto Intini, Luciano Garofano, Antonio Rossitto, Cristiana Lodi, Adolfo Ferraro, Mauro Zola, Jessica Ochs, Piernicola Silvis Li chiamano Cold Case: sono i fatti delittuosi rimasti senza un colpevole certo, i casi mai chiusi o, ancora, quelli su cui la verità giudiziaria lascia troppe ombre. E questo significa che da qualche parte vi sono ancora vittime che aspettano giustizia, che chiedono di non dimenticare. Perché oggi le vecchie prove possono essere guardate con occhi e, soprattutto, tecniche nuove. Sono le Scienze forensi a fare la differenza, a fornire l’ausilio necessario al tradizionale lavoro d’indagine, che nei Casi Freddi evidentemente non è stato sufficiente. Ipotizzare collegamenti, riaprire piste abbandonate, cercare intuizioni sfuggite alle prime indagini: questo fa la squadra d’eccezione riunita in questo libro. Così mentre il criminologo Massimo Picozzi si confronta con uno dei casi irrisolti più celebri, quello della Dalia Nera, il colonnello del Ris di Parma, Luciano Garofano, spiega come oggi sarebbe stato facile far luce sull’omicidio compiuto dai coniugi Bebawi nell’Italia del boom. E se il direttore della Scientifica Alberto Intini sintetizza la sua esperienza in materia ricostruendo un esempio perfetto di caso freddo risolto, il poliziotto-scrittore Piernicola Silvis rievoca gli anni Settanta dei rapimenti e narra di una terribile vendetta. Antonio Rossitto, cronista di Panorama, racconta invece come a vent’anni dal cosiddetto «delitto della setta» le indagini sembrino arrivate a una soluzione; mentre i «tre di West Memphis», accusati di uno dei crimini più cruenti che l’America ricordi, appaiono vittime di una vicenda giudiziaria kafkiana, come ci spiega la giovane criminologa Jessica Ochs. Al contrario la soluzione si allontana nel caso del bombarolo del Nordest, ripreso dal giornalista Mauro Zola, in cui la scienza pare, per una volta, aver tradito gli investigatori. Anche per Ciccio e Tore, i due fratellini di Gravina in Puglia, la verità è finita in fondo al pozzo, da cui parte il ricordo di Cristiana Lodi, inviata di Libero. E di certezze ne regala poche pure la vicenda del Boia di Albenga – nel racconto di Adolfo Ferraro, che l’ha avuto come paziente all’Ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa – condannato per un omicidio su cui si intrecciano le ombre delle trame nere e dei servizi deviati.