Un anno a impatto zero
Un anno a impatto zero
È possibile vivere in maniera ecosostenibile? Colin Beavan l’ha fatto e tutti parlano di lui. Tutta colpa di una giornata di gennaio, a New York. Con 22 gradi e la gente in canottiera e shorts. In quel giorno estivo in pieno inverno, Colin è a disagio, il suo cronico pessimismo sullo stato di salute del pianeta comincia a tingersi di tonalità apocalittiche. E a un tratto si chiede – e ci chiede: di fronte a un clima obiettivamente impazzito, io posso fare qualcosa o devo aspettare che siano gli altri a trovare una soluzione (politici, studiosi, ambientalisti...)? Devo deprimermi, arrabbiarmi, e al tempo stesso delegare sperando che qualcuno intervenga? Oppure devo darmi da fare in prima persona? Io ci provo, è la sua conclusione. Ed è così che Colin mette a punto il suo Progetto Impatto Zero, trascinando con sé nell’incredibile avventura la moglie (Prada-addicted) e la figlia (ancora in fase pannolino). Per non parlare del cane. 365 giorni abolendo gradualmente rifiuti, detersivi, ascensori, mezzi pubblici, cibo confezionato, aria condizionata, televisione, carta igienica. 365 giorni adottando gradualmente bicicletta, monopattino, local food, candele, pannolini di cotone, bucati a mano. Nella città dalle mille luci, nel cuore pulsante del ricco Occidente, Colin ci prova e ci riesce. Un esperimento sorprendente, esasperante, folle, in cui l’Uomo a Impatto Zero scopre che la vita senza auto, tv, shopping compulsivo, pizza d’asporto non significa ascetismo, ma semplicemente più movimento fisico, più salute, più risparmio. E soprattutto più tempo per sé, rapporti umani più veri, più pienezza, più felicità. Quella di Colin non è soltanto una provocazione: leggendo le sue peripezie, ci arrabbiamo, ci esasperiamo, ridiamo, viviamo con lui. E siamo obbligati a riflettere su ciò che consumiamo e su come lo consumiamo. Su questa società iperevoluta/tecnologizzata che dovrebbe ridurre le barriere e permetterci di vivere più in sintonia con l’ambiente che ci ospita. Uno stile di vita che non dovrebbe costituire un esperimento estremo ma essere alla portata di tutti, semplice come avvitare una lampadina.