La nave delle anime perdute
La nave delle anime perdute
Giovanbattista Parodi, rampollo della borghesia armatoriale genovese, è un giovane medico della Regia Marina che, disertore dopo il disastro della battaglia di Lissa, deve cercare un nuovo imbarco che gli consenta di sfuggire alle autorità e ai rimorsi per un delitto innominabile. Giunto a Marsiglia finisce per caso a bordo di un elegante veliero commerciale, il Neptuno, comandato da un misterioso e sfuggente spagnolo. Il capitano Blanco non pare particolarmente interessato ai segreti che Parodi nasconde, forse perché nemmeno lui gradisce troppe domande sulla sua attività, sulla sua nave, sul suo carico. Toccate le coste del Dahomey, il Neptuno scarica armi e imbarca avorio, ma, anziché salpare per la sua dichiarata destinazione, l’isola di Cuba, costeggia per giorni le rive africane verso sud. Mentre il viaggio procede, crescono nel protagonista inquietudine e disagio. Intorno a lui tutto si trasforma: i compagni di bordo, il paesaggio e infine anche la nave subiscono una tetra metamorfosi. Finché, un giorno, il Neptuno mostra il suo vero volto: trecentocinquanta esseri umani vengono trascinati a bordo in un crescendo di brutalità e orrore, e ammassati nelle stive come bestie. Il giovane medico, non potendo abbandonare il veliero, cerca in ogni modo di arrecare sollievo a quel popolo di dannati, sfidando ogni istante la ferocia o l’indifferenza del resto dell’equipaggio. Il viaggio della nave negriera diventa una discesa all’inferno, da cui non sembra esserci risalita. Poi, all’improvviso, gli occhi liquidi di Nyatà, fiera e maestosa nella miseria della sua condizione, cambiano tutto. Persino il colore del cielo in cui il sole può ritornare a splendere.