Achille Funi e gli amici pittori di "Novecento"
Achille Funi e gli amici pittori di "Novecento"
Il volume, che accompagna l’importante esposizione autunnale al Centro Culturale di Milano, ripropone i capolavori di Achille Funi insieme ad alcune opere inedite. I saggi e gli approfondimenti del libro presentano una lettura innovativa di Funi attraverso le opere in mostra, articolate a partire dagli esordi futuristi, fino alla moderna classicità di “Novecento”, movimento di cui è stato tra i fondatori. A quelle di Funi sono accostate opere selezionate dei compagni a lui più vicini, tra cui Sironi, Marussig, Bucci, Dudreville, Oppi, Carrà, Tosi, Salietti, De Pisis, de Grada, Borra. Una sezione del libro è dedicata all’attività di affrescatore di Achille Funi in territorio libico, ricerca condotta da Serena Redaelli sull’operato e sugli interventi realizzati in Libia dagli artisti italiani durante il governatorato di Italo Balbo (1934-1940). Mostra e catalogo a cura di Nicoletta Colombo e Serena Redaelli, responsabili dell’Archivio Funi. “La cronologia della mostra copre, in relazione alla sezione funiana, un arco esteso dal 1911 al 1940, quindi dagli esordi futuristi fino all’epoca tardo-novecentista, quando cioè l’autore era ancora eccellente protagonista della pittura murale, intrapresa dieci anni prima.”. Nicoletta Colombo Una mostra e un volume fondamentali per riscoprire l’opera di Achille Funi e dei compagni a lui più vicini, protagonisti di una stagione storica dell’arte italiana del Novecento. ACHILLE FUNI Virgilio Socrate Funi (assumerà il nome Achille poco prima dell’inizio del primo conflitto mondiale) nasce nel 1890 a Ferrara. Frequenta i Corsi di disegno e decorazione presso la Scuola municipale d’arte e nel 1906 si trasferisce con la famiglia a Milano, dove segue i Corsi di figura all’Accademia di Brera sotto la guida di Cesare Tallone. Nel 1914 partecipa al sodalizio promosso dal critico Ugo Nebbia, denominato “Nuove Tendenze”. Allo scoppio della guerra, nel 1915, si arruola come volontario e, nel 1918, è tra i primi a entrare nella Trieste liberata. Sino alla fine degli anni Dieci le sue opere risentono delle scomposizioni futuriste e dell’impaginazione formale tipica del Cubismo sintetico. Nel 1921 avvia una nuova ricerca che colloca la sua opera nella dimensione del recupero della tradizione italiana e di uno stile neoclassico con appoggi realisti. È tra i fondatori del gruppo di Novecento, nel cui ambito svolge tutta la sua attività degli anni Venti. Ha eseguito fra gli altri le decorazioni nel vestibolo superiore della Villa Reale di Monza e il ciclo con gli episodi ariosteschi del “Mito di Ferrara” nella sala della Consulta del Palazzo Comunale di Ferrara (1937).